Dalla Rivista FLY LINE – N. 4 Luglio-Agosto 2016

"Utopia"

Insomma, sta di fatto che noi PaM e i fiumi siamo messi maluccio. Quasi non  resta che consolarci gingillandoci con le abbondanti e costose attrezzature accumulate nel frattempo.  
Le trote fario (quelle con la carta di identità in regola e i punti rossi al loro posto)  sono ridotte al lumicino se non in alta quota,  le iridee di vasca a macchia di leopardo, temoli pochissimi, forse piovuti dal cielo,  chi con la pinna azzurra, chi con la rossa, e marmorate a rischio di estinzione: sovente  tutti circolano ignari nelle stesse acque in attesa dell'avanzata dei siluri. Spesso  le prime vengono pure discriminate per la salvaguardia degli altri.
A pescare siamo in tanti, forse troppi per l'attuale condizione, abbandono o livello di sopportazione dei fiumi e allora ecco le riserve, i no-kill, le zone trofeo, i la-ghetti  prendi e getta o solo prendi, le concessioni "da trote" invernali (come se una iridea non fosse comunque una trota anche se alloctona e non si riproduce) o dove si lanciano fario sterili per "non fare danni"… Carne fresca da macello; anzi da C&R.
Spesso ci arrovelliamo in un caos senza capo né coda,  prendendo quello che passa il convento, dove magari vengono partorite decisioni e politiche  interessate camuffate da munifiche e a beneficio del nostro sollazzo, ma quasi sempre sulla pelle dei pesci che poi a noi che ci frega, basta ci siano, siano tanti e abbocchino  senza  tante  storie. Siamo o non siamo pescatori? E allora i pesci, facciano i pesci: zitti e mosca! (…appunto)
Anche a  me piace pescare, ma mi pare di brancolare un pò nel buio,  mi sembra che in generale  si stia perdendo il senso della misura, della logica  e responsabilità e si faccia confusione fra una meritoria attività di tutela ambientale, una pesca consapevole, interessi  sfrenati di ogni natura, regolamenti a capocchia, semine che raramente hanno la finalità del ripopolamento in senso stretto,  tecniche di pesca  "predatorie" e il "bisogno" lecito e viscerale di mettere una mosca in acqua (sia come sia) spinti dalla passione.
Ogni tanto, qua o là un'eccezione.
Non essendone immune avverto del disagio, qualcosa  che non quadra.  Questa pesca  si ( ci) sta snaturando, non esalta più,  non può piacere se non ai "predatori ",  a volte è  simile a una farsa che   non lascia nulla o quasi, perché se la quantità di pesci  allamati appaga, è la qualità che gratifica e qualifica, ivi includendo il "come".  Pertanto spesso ci illudiamo di pescare. E parlo ancora per esperienza diretta.
In passato abbiamo fatto le nostre vittime, poi apparve Autodisciplina; con essa  ci si impegnava  volontariamente a non superare le tre catture giornaliere  aumentandone  le misure minime assurde. Era per allora una conquista di coscienza non da poco, per molti
inconcepibile  e risibile e infatti per alcuni lo è ancora.
Oggi anch'essa è obsoleta, le tre catture, ci piaccia o no,  non ce le possiamo permettere da tempo e all'evidenza della situazione possiamo solo recitare il de profundis e batterci  il petto nel mea culpa pur avendo rispettato in buona fede norme e regolamenti vigenti.
Nel frattempo, altro piccolo, grande  passo,  in molti siamo passati al No-kill  o C&R  consci della sua validità e quale contributo personale al rispetto e salvaguardia del fiume.
Tutto filava liscio e tale pratica aveva un senso compiuto quando in una giornata avevamo un numero limitato di  abboccate (in particolare nel libero) ma se oggi siamo stipati in una riserva, come spesso siamo costretti ad essere,  queste possono arrivare a un numero eccessivo, spropositato, direi  perfino umiliante per la pesca stessa. E parlo ancora per esperienza diretta. 
In un certo fiume incontrai un collega  che si lamentava di non aver preso (e rilasciato) le sue 50 trote quotidiane…. Ammettendo che non fosse una balla da pescatore…. 50 pesci ci possono stare, ma sono comunque 50 pinnuti  bucati, tirati e ributtati in un sol giorno da un unico pescatore! Poi aggiungiamoci  gli altri pescatori, assatanati come tutti lo siamo,  e consideriamo che col passare delle ore  i pesci tornano ad abboccare, in una giostra un po’ assurda e senza fine che non porta gran che se non -credo-  alla distruzione di pesci,  fiumi, di mentalità e comportamenti  adeguati e forse della pesca stessa.
Con i dovuti distinguo, fra un "padellaro" (brutto termine),  uno che  annocca un pesce ogni tanto per mangiarselo  e il collega  di cui sopra…..non voglio azzardare giudizi, ma qualche interrogativo c'è da porselo.
Soffermiamoci allora a considerare -sia singolarmente che collettivamente- come abbiamo inciso in quel tratto di fiume/riserva  in un solo giorno applicando il C&R sia pure in buona fede e con intento positivo!... Tutto bene?
Mi pare che il no-kill fosse   nato per tutelare il pesce e responsabilizzare la nostra pesca, ma grazie  alla sua  progressiva trasformazione, non più nel libero, ma in riserve circoscritte, oggi quel  concetto encomiabile ha forse assunto anche  la sfumatura  di "licenza di imperversare," di fare il proprio comodo, a volte sciatto, fin che ce n'è, o quanto meno senza riflettere, tanto sono pesci buttati e…comunque li paghiamo! Però usiamo ami barbless, guadini siliconici, insieme a piombi, galleggianti, siliconi, perfino pasture…
Alla faccia della salute del fiume, che così tanto amiamo e della pesca che ci gratifica e diversifica.
Che dire!?
Forse sarebbe arrivato il momento di applicare una sorta di Autodisciplina generalizzata  anche al C&R? 
Bucati  e liberati quei pochi, per quel giorno potremmo  lasciarli in pace?
Purtroppo si tratta ancora di rinunce. Già questo però  in genere non  piace.
"Perché proprio io se gli altri se ne fregano?"-  Per stare bene con me stesso, direi…-
In questa ottica, forse acquisiremmo un po’ più di  rispetto anche  per stì poveri pinnuti, così preziosi e ambiti o discriminati  e spesso così costosi?
Forse eviteremmo di lanciare la mosca  sui branchetti di temoletti o trotelle per il solo gusto di sentire la canna fremere un po’?
Forse modificheremmo nuovamente le nostre attrezzature rinunciando alle tecniche più  invasive e micidiali per poter godere più a lungo del fiume e non doverlo lasciare dopo  solo mezz'ora?  C'è chi  dice che nella pesca a mosca la cattura sia solo una conseguenza.
Forse  torneremmo a praticare una tecnica di "mosca" più difficile  anziché semplificata con tutti gli "aiutini" del caso che sono in voga?
Forse così si vedrebbe qualche pesce "vero"  in più, magari "sopravvisuto" alla giostra?  Forse i ripopolamenti diventerebbero più finalizzati al fiume che al prelievo o al divertimento  a oltranza?
Forse non sarebbe "più bravo"  chi  riuscisse ad allamarne   "solo" 5/6 anziché 50?

Lo so, pare utopia anche a  me. Ma forse…, chissà…. Qualcosa bisognerà cambiare. A pensare al meglio si rischia di sbagliare, ma a volte …Speriamo…. Altrimenti, W i siluri.


Pesca il pesce che
ti interessa