Marzo
2020

"Domani è un altro giorno..."

Inizio a imbrattare questo foglio pressato dai pensieri del momento, improvvisando, dando eco  a quanto cova sotto la brace della passione, senza avere un'idea di dove questi mi porteranno.  E' uno sfogo, lo so, non potendo discuterne  faccia a faccia con gli amici: siamo tutti  in isolamento da Covid.
Quello che avverto è lo sgomento per quanto sta accadendo su questa sfera che galleggia nell'universo, e che, come una mosca secca malconcia, pare inizi ad affogare. Chissà se riemergerà, se riprenderà fiato. O meglio, se riemergeremo, certo è che per molti di noi di tempo ne è rimasto poco.
Da qui l'ansia e l'incredulità che persistono immaginando quanto ci riserveranno i giorni a venire. Forse ci eravamo abituati un po’ troppo come la cicala rispetto alla formica.
L'unica cosa certa è che questa dannata pandemia ci sta mettendo alla prova, testando le nostre energie, costanza e pazienza, togliendoci  all'improvviso parenti e amici e rendendoci  diffidenti  gli uni verso gli altri.
La distanza di quei due metri convenzionali sono diventati chilometri, privi come sono di abbracci, carezze, baci, contatti.  Le mascherine  e  i guanti ci rendono anonimi e irriconoscibili; l'isolamento nelle quattro mura  talvolta trasformano la casa, dolce casa, in una prigione e un ergastolo. Anche queste sono rinunce  importanti  insieme all'incertezza del futuro.
In un momento di lucidità, in molti pensiamo all'economia, alle imprese chiuse, al lavoro sospeso o perso, agli stipendi  e ai guadagni  rimandati chissà per quanto, alle difficoltà economiche che iniziano a manifestarsi  impellenti e che si allargheranno a macchia d'olio come un altro terribile virus causando altre vittime,  dolore e drammi.
In molti pensiamo alla sanità, agli ospedali, ai medici, infermieri e personale paramedico che nel curarci rischiano il contagio. Dicono che abbiamo una sanità di primo livello, ma non possiamo non pensare che alla stessa sono stati praticati tagli colpevoli, con ospedali  ridimensionati  o chiusi in nome dello spred  o del mercato globale che impone "nuove regole" di contenimento della spesa pubblica. E quando sento che al Sud certi ospedali non sarebbero adeguati, come cittadino mi vergogno ed è inaccettabile.
Allora mi viene da considerare che se il malaffare, o l'evasione fiscale, o  l'incompetenza fossero state debellate o contenute, gli ospedali e i posti letto sarebbero stati mantenuti , la ricerca potenziata, i medici  sufficienti, ecc. ecc.
E' l'eterna fatuità del senno del poi. Ma  come sempre i nodi vengono al pettine.
Tuttavia  i fatti di cronaca dovremmo considerarli  lezioni dai quali imparare la solidarietà, come quella che si sta sviluppando nel volontariato, o nel coinvolgimento personale nella causa comune, come nella responsabilità e autocoscienza.
Le persone, sempre più considerate clienti, utenti, consumatori, dovrebbero tornare ad essere il fulcro della civiltà, soggetti primari, non comparse anonime da mungere.
La tecnologia è cosa benemerita  ed eccezionale, ma solo se al servizio delle persone, e non dovrebbe essere impiegata per impinguare i patrimoni di pochi che noi molti contribuiamo passivamente a  foraggiare con abitudini  e comportamenti  consolidati. Noi "molti" dovremmo capire e  imparare che da soli e con i nostri egoismi non si arriva da nessuna parte, che io, per progredire, ho bisogno di te, di lui, lei, loro, del loro lavoro, partecipazione, solidarietà, competenza, cultura, contributo e senso di responsabilità e del dovere.
Probabilmente ci sarà bisogno di ridisegnare la collettività, e non solo quella cittadina o nazionale, ma  addirittura mondiale. Chissà. Basta guardarsi intorno…
La società è un agglomerato di singoli, presi uno ad uno forse incidiamo poco, ma nell'insieme costituiamo  una forza, un'energia incontenibile, formiamo un popolo, una nazione,  una civiltà a condizione che gli intenti e le finalità siano comuni e più alte e nobili possibili.
Se avverrà questo, ecco che allora ci sarà poco/meno spazio per i profittatori, i furbastri, i malandrini che saranno automaticamente rigettati  dalla collettività  come corpi estranei.
Dunque, quello che ci è cascato sulla testa in maniera così drammatica, può essere una grande lezione da cogliere prontamente. Gli egoismi di sempre, i vari "io first" credo e spero andranno a far compagnia ai sarcofagi.
Questi  miei sono pensieri  pesanti, cupi e allarmati, e quasi a cercarne sollievo lo sguardo varca la finestra, soffermandosi  nel pero in fiore, nell'erba novella e smeraldina, e nello  stesso cielo così mutevole che parla di primavera.
Sarebbe tempo  di ritrovare il profumo del fiume, di montare la canna, passare la coda di topo negli anelli e provare quei primi impacciati lanci dopo il fermo invernale, per rivivere il torrente e le sue trote ancora intorpidite dall'acqua fredda. Una sorta di rinascita.
Per diverse settimane mi sono preparato a questo e ora sono pronto, sarei  pronto.
Le mosche sono state riordinate nelle loro scatole e, laddove ce n'era bisogno, rimpiazzate con le nuove, ansiose anch'esse di scendere in acqua.
Le code di topo, lavate e lubrificate, al tatto sono lisce e piacevoli come la pelle di un bimbo; montarle sul mulinello in un amen sarà un piacevole rito.
I finali mancanti sono stati rifatti, selezionati per lunghezza e misure, avvolti con precisione certosina, con gesti che tradiscono passione e aspettative, e  attendono solo di essere srotolati per volare in cielo insieme alle rondini e alle effimere.
Anche i programmi di pesca con gli amici sono stati messi a punto da tempo. Viviamo in una società abituata a pianificare.
A metà Aprile in quel fiume famoso: è tanto che non ci torniamo e Carlo ne ha nostalgia. Chissà come sarà, certamente non come lo ricordiamo, ma l'ambiente era talmente bello che….  E poi chissenefrega,  non si vive di solo catture.
Poi ci sarebbe l'Albania. Era un desiderio proibito di anni or sono, già da quando i suoi confini  erano interdetti a noi occidentali, adepti del consumismo capitalista.  Poi, anche loro…. Non abbiamo notizie precise, ma andare alla ventura fa parte di un gioco antico e in questo siamo in antitesi con chi da internet vuol sapere proprio tutto, se l'acqua è chiara, se  i pesci ci sono, di che taglia, che insetti schiudono, che mosca usare, secca o ninfa, di che peso le palline di tungsteno, se la canna deve essere di 8' o 10' e così via: pescatori  per procura, direi.
E una puntatina in Austria no? Qui c'è solo l'imbarazzo della scelta e molto dipenderà dalle condizioni  meteo  del  momento. E anche dalle prenotazioni degli alberghi.
Ora che ci penso, avrei anche un conto in sospeso con il Sele e il Tanagro: già un paio di volte costoro mi hanno rifilato una sonora lezione facendomi abbassare "la cresta", un'esperienza che nel mio diario ho definito "il piacere sottile della sconfitta".
Poi  con l'età, i miei tempi  lenti mi fanno desiderare il Gacka, un fiume capriccioso, difficile, generoso o fallace come pochi. Da qui il suo fascino, per i silenzi, la vastità dei suoi spazi che stordiscono, la diffidenza estrema delle sue trote, la difficoltà e selettività della pesca che non si addice ai moderni "mordi e fuggi". Un dialogo intenso,  intimo e segreto con le sue acque fredde e misteriose per  continuare a parlare di trote, insetti, mosche.
E poi ci potrebbe essere…. Ma perché a ottobre non andare sul……  Però anche Ezio e Paolino  preferirebbero una puntatina nel…..
Ora, insieme al mio sguardo, anche i pensieri  hanno varcato la finestra e spaziano là dove mi porta il cuore…. Immagini, desideri, speranze… Chissà……


Pesca il pesce che
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