Luglio 2018

"Babele"

E' risaputo come l'incomprensione generazionale, nel divenire delle variazioni  apportate dal tempo, faccia parte della natura umana. Non  mi riconoscevo molto in certe idee  o gusti dei  genitori, figurarsi nella mentalità e atteggiamenti dei nonni.  Dunque spesso, anche se con rispetto, non davo loro troppo retta, se non altro per partito preso. Infattii pulcini diventano subito  galletti  anche se talvolta finiscono capponi allo spiedo o galline da brodo, ma questo è altro discorso.
Però strano, adesso  che  anch'io sono  nonno, mi sento più affine ai "miei vecchi" o ai matusa  della Pesca a Mosca  che ai molti  colleghi, cugini  o nipoti del  presente.
Per noi anziani l'esistenza, in equilibrio nel tempo che corre, non è poi così facile, pressati  come siamo dall'educazione ricevuta, dalle convinzioni  acquisite, passioni ed esperienze  vissute che ci rendono tuttora  vivi e reattivi, come dalle  realtà e difficoltà correnti,  insieme alle attuali tendenze o  prospettive future.  Ci proviamo, ma qualcosa sempre sfugge o non quadra. Quotidianamente dobbiamo fare i conti con le nostre responsabilità  e aspettative valutando il presente e l'avvenire   con un metro che sentiamo sempre più corto. Che fatica!
Se a volte sembriamo critici, scorbutici o delusi, è dovuto alle mentalità, comportamenti, o sensibilità che vediamo mutare  velocemente come le pubblicità  a singhiozzo che snaturano un bel film disturbando la trama e inquinando il lavoro, se non l'arte,  di chi lo ha realizzato.
Dicono che la civiltà sia in evoluzione, anche se a  volte non parrebbe,  a prescindere da mirabolanti  tecnologie che mentre migliorano le macchine, sembrano appiattire o mortificare diversi  valori consolidati  e principi emanati dall'umanità quali ad esempio concetti del  tipo di Liberté, Egalité,  Fraternité  o  dei dettami indicati nella  nostra Costituzione che più o meno mi è coetanea.
Insomma, i concetti e le norme sono lì, scritte e ben chiare, ma ciascuno, ignorandole,  o disattendendole per una pletora di motivi, pare muoversi   separatamente in un formicaio convulso, scollegato, parlando lingue diverse  come nella torre di Babele. 
Nelle masse paiono non esserci più individui, a volte nemmeno  persone,  ma  anonimi clienti, utenti, contribuenti, consumatori, elettori, moltitudine,  terreno di conquista da convincere e attrarre in mille modi,  in un appiattimento acritico inquietante, mentre concetti, parole, pensieri  in un batter di ciglia  percorrono l'etere  impalpabile entrando nelle nostre case e coscienze e talvolta la quantità sembra a decremento della qualità.
Credo ci sia più calore e partecipazione  in un suggerimento, o parola meditata che possiamo scambiare con  una persona che ci è cara o vicina, di quanto ce ne possa essere in un messaggino improvvisato in pochi secondi e sparato su face book  in nome di una "amicizia" virtuale e anche se impreziosito dagli emoticon.
Allora, sentendoci noi anziani un po’ contestati o trascurati, vado pensando  che esistono ancora comunità "primitive" dove il parere dei veterani  è tuttora considerato  veicolo  di saggezza, esperienze, magari tradizione. Tuttavia, se “noi civili” ipotizzassimo di assimilarci a costoro  saremmo  tacciati di presunzione e non è  il caso: del resto da tempo non siamo più primitivi.  E poi, sai quanti  grilli parlanti sono spiaccicati sui muri!
Quindi  mi limito a condividere  un personale sfogo quale espressione  di un qualsiasi bipede  con gli stivali a coscia o ascellari a prescindere dall'uso che ne verrà fatto.
Nell'arco di mezzo secolo la pesca a mosca  è cambiata e in parte si è trasformata: peccato, perché a  mio parere - e per molti aspetti - non certo in meglio, a dispetto di una collettività più opulenta, acculturata, o se vogliamo meno "ignorante",  con tanti diplomati e laureati, con attrezzature più sofisticate ed efficienti, anche se  è un fatto che in molti  hanno raccolto il testimone con impegno, passione e competenza.
Per similitudine quello che ora intendo è un po’ quanto sta accadendo anche  alla nostra  armoniosa  lingua italiana, dalle nobili discendenze latine, (tengo molto anche ad essa perché è sintesi di una storia secolare, la nostra, e ci contraddistingue nel mondo) che giorno dopo giorno viene violata con i tempi dei  verbi buttati  a casaccio nelle frasi,  roulette russe di condizionali e congiuntivi, con infiltrazioni spesso volgari o grossolane, con  abbreviazioni  da schedina , simboli grafici e molti inquinanti  per lo più nella lingua di Albione.  Un nuovo modo di comunicare che sin dalla nascita non ci appartiene e spesso è difficile da capire, specialmente per noi ignoranti, vecchi e matusa.
Certe pubblicità incomprensibili sussurrate in TV da una profumata voce sensuale d'oltre Manica che sembra prospettare cose turche,  lo confermano. 
Strano, come in un mondo in trasformazione  anche la lingua parlata o scritta rappresenti  una similitudine con  quanto sta succedendo alla pesca a mosca:  quella dal  latino si era trasformata nella lingua "volgare", poi nell'italiano più moderno e adesso  parrebbe scivolare in un volgare italiano anche un po’  imbastardito come lo sono vari modi  che fanno tendenza per  presentare a un pesce  un artificiale più o meno bizzarro.
La cosa della quale non mi capacito sta nel fatto che anziché tendere a migliorare, e sì che i mezzi non ci mancano, si tende più facilmente a scivolare nel banale, nel trasandato o approssimativo.
La globalizzazione sta forse per calderone o clonazione? Non credo, non dovrebbe essere; penso che internet sia un veicolo di comunicazione, informazioni e nozioni in tempo reale importante, ma da usare e discernere con raziocinio e intelligenza oltre che con moderazione e senso critico.  Lo chiamiamo cervellone, ma a volte spara delle emerite castronerie. Pare che il difficile stia proprio nel selezionarle.
Del resto le mode "appiattiscono", rendono tutti simili, fanno "branco" nel quale è più comodo  adeguarsi e immedesimarsi  per  riceverne consensi, mentre tolgono  personalità e discernimento. Poi mi  viene anche  da pensare che un branco, un gregge, di norma è  controllato e munto da un pastore. E mi pare ce ne siano parecchi ed è sempre più un rischio.
Dunque più che essere, bisogna avere, più che vivere bisogna prevalere o prevaricare, più che rigenerarsi pescando, bisogna catturare fin che ce n'è, o quel che c'è. Avere, catturare, in una girandola esasperata dove il fine giustifica i mezzi.  E tutto il resto?
Ebbene, se tutto ciò  è  ambita modernità,  per certi versi ci vedo  una rinuncia, un decadimento deleterio che toglie peculiarità,  con l'aggravante che la collettività nel suo insieme pare indifferente, non accorgersene  o essersi  passivamente assuefatta, come, ad esempio, continuando  a mescolare i  tempi  scorretti dei verbi … "spero che vieni" .
Si è forse più attuali usando una mosca  bastarda di moda, o esibendosi  in inglesismi, o in "internettese " quale espressione  di  pseudo cultura moderna, ma smarronando il nostro collaudato, dotto italiano assunto insieme al latte materno o le nozioni tecniche di una pesca antica??
Nella pesca a mosca mi pare  avvenga la stessa cosa.  Il mulinello è diventato  il  mulo o il  reel,  e poi  la line, la rod, il net , il tip, il cast, che più che abbreviazioni superflue  sanno di un fatuo linguaggio di moda di un clan in cerca di identità.  Poi, in nome di questa,  mentre  orgogliosi  si  inneggia  alla "Pam  italiana", alla Scuola Italiana di Lancio, o  all'Italian Style, magari si pratica ed esalta  la pesca cecoslovacca o quella francese, o la giapponese, o altre stravaganze d'oltre frontiera.
Niente di peccaminoso, evidentemente  ci piace essere poliglotti , o esterofili  e ciò potrebbe, e sottolineo  potrebbe,  rivelare  incerte fondamenta alieutiche più di ponderate scelte e insindacabili preferenze personali: ancora mode?
Del resto anche  "la mosca" con la coda di topo la importammo, accantonando  frusta e valsesiana  che in molti neppure conoscevano.  Allora era cosa nuova e bella,  moderna, come i caratteri da stampa di Gutemberg che hanno diffuso il sapere e buona come  i pomodori  arrivati a noi grazie a Colombo.
In quella pratica c'era, c'è, ci dovrebbe essere un gesto tecnico non banale, eleganza,  rispetto, applicazione e conoscenze non improvvisabili. Una pratica che attraverso  piccole difficoltà ed esperienze vissute sulla propria pelle incentiva una crescita sia personale che della pesca in senso lato. Altrimenti dov'è il "sugo"?  Se fosse solo per fregare un piccolo pesce può essere fatto anche in altri modi senza tante storie e complicazioni, salvo poi  essere definiti dagli stessi  pam "toccaroli" o "cestinari" con una venatura dispregiativa. Direi che l'ipocrisia ha molte sfumature…. ed è difficile esserne immuni.
Per anni, per un lancio ben fatto,  si è dibattuto sul polso si, polso no, sul gomito attaccato al corpo o discosto, azione lenta o veloce; ora pare basti stendere il braccio in un tutt'uno con la canna… oppure aggiungere un galleggiante e chi s'è visto, s'è visto.  Che progresso!
E' un fatto che alcuni  concetti  fondamentali e modi canonici ed eleganti (mi si passi il termine)  di praticare la pesca a mosca pian piano siano scivolati verso un lassismo che segnalo sovente  ritenendolo deleterio per il sistema, per le acque e la coscienza degli stessi pescatori, tanto da conquistarmi il titolo di polemista.
Immagino che qualcuno sbuffi, ma non posso,  davvero non possiamo assistere passivamente a certe storture,  anche a rischio di fare la fine del Savonarola.
Ad esempio, quando vedo pubblicizzati ed enfatizzati certi artificiali, sia pure geniali strumenti da cattura,  con palette, eliche, gomme, pesi abnormi,  falcetti, o siliconi spacciati per "mosche" che hanno perso la loro identità di imitazione di un insetto, ma da impiegare nella "pesca a mosca" in un rimescolio fra tocco, spinning o passata, non capisco più chi siamo, cosa cerchiamo  se non la novità fine a sé stessa o un modo più facile, sciatto  e improvvisato di raccattare pesci.  Sono aggeggi e trabiccoli che inquinano quella tecnica gentile e  l'impegno di tanti  maestri speso negli anni per la diffusione e crescita del sistema, seguendo una traccia con  limiti ben definiti che la caratterizzavano e con un etico senso della misura.
Chiamamola pure tradizione, ma non si pensi che in quanto tale anch'essa sia da rottamare perché non credo opportuno confondere la presunzione  con la capacità,  o  l'improvvisazione con la conoscenza e neppure il pragmatismo con lo stile.
Allora mi domando a che pro? Per prendere sempre  più pesci?  Certo, oggi  è un po’ riduttivo, ma individualmente ci può stare, o forse per  una eterna ricerca insita nella natura umana, o per ipotetico prestigio personale, o per vendere di più?
Tutto lecito, ma così facendo si snaturano le basi della pesca con  mosca, come se a forza  di manipolazioni  un ciliegio finisse per produrre nespole. La mosca come il mais o il grano transgenici? A chi conviene? Io propendo per il prodotto originale e genuino e diffido delle imitazioni in offerta speciale anche se costano meno. Una pesca DOC.
Tempo fa pensavo che la pesca a mosca avrebbe "elevato" i  pescatori : oggi sta accadendo che alcuni la mortifichino. Non è certo l'evoluzione  sperata.
Forse molti colleghi, non avendone  vissuto  le origini  e  gli sviluppi, né percorso le molte tappe, si sono trovati di fronte  una pratica complessa  e  sollecitati da esemplificazioni, insindacabili preferenze,  compromessi,  o interessi, riadattandola  a proprio uso e consumo possono  considerare questi pensieri  critiche banali. Probabilmente lo sono, ma casomai riferite alle modalità, mai alle persone, mentre nelle  intenzioni  lo spirito è ben  altro. 
Il mio è solo  il desiderio di veder salvaguardato quel "qualcosa" che non è nato per  caso,  è stato cullato, amato, fatto crescere,  che è costato impegno e sacrificio, perfezionato, diffuso  da tante persone volenterose  o autorevoli,  sì da creare nuove realtà  (magari incluso anche chi legge) che è più grande e  migliore di noi tutti e al quale dobbiamo molto, (entusiasmi, emozioni, scoperte, crescita, perfino sostentamento)  ma che talvolta viene distorto senza consapevolezza  né -direi- diritto; se per  semplificazione, non conoscenza, pragmatismo, ambizione o superficialità non saprei  e comunque ha poca importanza.  Come la nostra bella lingua italiana, tanto per tornare alla similitudine.
Le regole non piacciono, sono  divenute un impiccio al libero arbitrio; quelle non sanzionabili  poi  non lo sono neppure  più e anzi, alcune sembrano   fatte per essere 
disattese.  Non più regole, attenzioni, osservanza del come, ma conta  solamente il quanto  e possibilmente in fretta, senza troppo sforzo o sacrificio, mentre la pesca, e la mosca in particolare,  per antonomasia è riflessione, analisi, applicazione, rispetto, modestia, tecnica, sintonia con quanto ci è attorno e soprattutto mentalità adeguate.
Non basta, davvero penso  non basti,  la sola attrezzatura anche se "firmata", anzi,…. a volte  essa è prerogativa dei  "parvenu" un po’ gretti o cafoni  dei film degli anni ottanta. Però, comunque e a prescindere, ci consideriamo "sportivi" e talvolta perfino una elite.
Non credo sia importante essere grandi pescatori,  casomai  pescatori  grandi, anzi, meglio se "normali".
Poi si sa, sovente certi precetti  vengono vissuti con insofferenza  e in questo precario equilibrio di auto controllo  fra l'essere, l'avere o l'apparire sta il nocciolo della pesca con la mosca, di quanto le gira attorno, di chi la pratica e come.
Non  ne faccio colpe o critiche a chicchessia, anzi, mi spenderei  in un abbraccio collettivo perché  ciascuno ha la propria  individualità o storia e se bazzica un fiume sicuramente ha un fondo di belle positività e buona fede, ma mi viene da pensare  che magari, anziché  formarsi  frettolosamente con le sole sintetiche nozioni telematiche si fosse frequentata un'associazione di persone, pian, piano sarebbero stati  assorbiti  anche altri dettagli  e sfumature che talvolta fanno la differenza, anche sostanziale.
La fretta fa i gattini cechi  mentre  le scale per il Paradiso sono lunghe, non prevedono scorciatoie e vanno salite un gradino alla volta badando a non inciampare. E tutti siamo in cammino.
Tuttavia, come il Maestro Manzi  raccomandava a coloro che avevano ancora volontà di apprendere, "non è mai troppo tardi".
Allora proviamo per un attimo a fare mente locale sui Nomi che hanno diffuso la pesca a mosca in Italia dal dopo guerra a oggi.
Non ne azzardo alcuno, ma se non altro per  rispetto e gratitudine, un Pescatore a mosca dovrebbe conoscerli , (e qui farei delle scommesse) come  un liceale deve  sapere chi erano Dante o Manzoni avendoli  letti e studiati.  Ma fateci caso, quasi tutti sono anziani o attempatelli  e troppi se ne sono già andati,  lasciando campo libero a nuove improvvisazioni o interpretazioni , tanto che  le loro autorevoli voci ed esempi cominciano a mancarci o essere dimenticati e disattesi.
Costoro sono e sono stati i nostri maestri,  i testimoni di una tradizione e diffusori  di un "sapere  nobile e antico";  ci hanno indicato e spianato una via che altrimenti non avremmo mai saputo imboccare.  Siamo forse migliori per  disconoscerne l'esempio e gli insegnamenti?
Quanta presunzione in nome della modernità!  Le rottamazioni non sempre portano miglioramenti.
Allora, come quella olimpica, c'è una nobile, antica fiamma da accompagnare nel futuro perché altri pescatori  ne traggano beneficio e con loro forse la collettività: benvenuti  i nuovi  volontari che ne sono  e saranno i degni testimoni.
Mentre molti  di noi, pescatori a mosca   italiani, sfoggiamo termini quali rod, river, fly, net ecc.,   i cugini d'oltralpe, (mai avuto zie da quelle parti) esprimendosi nella loro lingua madre dicono semplicemente canne, riviere, mouche, épuisette ecc.  Qualcosa vorrà dire, non vi pare?
Se  ricordassimo chi siamo, da dove veniamo, in che lingua mangiamo, se fossimo più fedeli  e coerenti al sistema di pesca che abbiamo liberamente scelto, la pesca con la mosca artificiale,  sì da esserne degni interpreti  e ascoltassimo con più attenzione e modestia  solo il sussurrare del fiume e dell'acqua che scorre…  Quello sì che davvero è il nostro linguaggio internazionale e della pesca a mosca che, pur pescando a ninfa, o streamer  è … "leggerezza ". 
Pace e bene.




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